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By Marco Aime

"Sebbene qualcuno faccia risalire a Erodoto i primi passi dell'antropologia culturale, in realtà questa disciplina è assai più giovane, una tra le più giovani tra quelle insegnate nelle nostre università. I primi passi in questo nuovo campo di studi vennero mossi nella Londra di advantageous Ottocento, in piena epoca vittoriana, quando l'impero britannico period al massimo della sua espansione. Un dato questo non casuale: fu infatti proprio grazie al fatto che i sudditi di sua maestà los angeles regina avevano a che fare con popolazioni di quasi ogni angolo del pianeta che cominciò a svilupparsi una curiosità, through through trasformatasi in disciplina scientifica, verso 'l'altro', il diverso, che allora veniva chiamato generalmente 'selvaggio' o 'primitivo'. Si può dire che questa 'attrazione' nei confronti del diverso sia according to certi versi una specificità della cultura occidentale. Talvolta period anche finalizzata a scopi meno nobili di quelli puramente scientifici degli studiosi, ma si dà il fatto che non si sono registrate forme così sviluppate di interesse verso l'altro in società extra-occidentali." Pixel, los angeles risposta a ogni esigenza di sapere. In omaggio on-line: contenuti integrativi e versione digitale del testo.

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1 Sviluppo e sottosviluppo In realtà l’ingresso in modo determinante del termine sviluppo nel lessico politico internazionale è piuttosto recente. Lo si deve al presidente statunitense Harry S. Truman che nel suo discorso inaugurale, tenuto il 20 gennaio del 1949, introdusse questa parola in modo determinante, creando un immaginario destinato a sopravvivere ancora oggi. Quell’intervento era la risposta a un’epoca in cui ancora fumavano le macerie della Seconda guerra mondiale e in cui libertà e diritti umani erano ancora minacciati.

Sottosviluppate»: con questo aggettivo Truman, per la prima volta metteva in connessione le regioni meno «occidentalizzate» con il mondo occidentale, definendole con una lettura di carattere evoluzionista. Come gli antropologi evoluzionisti di fine Ottocento prevedevano che i «primitivi» avrebbero dovuto essere civilizzati dal mondo evoluto, così gli sviluppisti iniziarono a mettere in atto politiche per sviluppare i paesi non capitalisti. Oggi a oltre sessant’anni da quel discorso, dopo altrettanti anni di politiche di cooperazione e di aiuti, sono in molti ad affermare che i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative.

Per relativismo si intende un atteggiamento secondo il quale ogni espressione culturale deve essere spiegata all’interno del quadro simbolico della società che la produce. Infatti, quelle che chiamiamo culture sono degli insiemi di comportamenti e regole che vengono appresi vivendo in un determinato contesto sociale. Come sostiene Claude Lévi-Strauss a proposito dei diritti universali: «Le grandi dichiarazioni dei diritti dell’uomo hanno la forza e la debolezza di enunciare un ideale troppo spesso dimentico del fatto che l’uomo non realizza la propria natura in un’umanità astratta, ma in culture tradizionali».

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